Cosa serve oggi per laurearsi? Impegno, un’idea di crescita secondo la quale indirizzare la propria carriera universitaria, ed un Mac. Già, proprio così; il buon Macbook può trasformarsi da compagno inseparabile per la nostra navigazione su web e per l’accesso ai giochi, in un indispensabile strumento per le ore di studio.
Ricordate i vecchi libri che si accatastavano gli uni sugli altri in polverose librerie? Ebbene oggi tutto quel peso, fisico e di cultura, contenuto nei libri di una volta, rivive rinnovato all’interno del mondo della multimedialità che viaggia via web; e se fino a ieri quei libri ci accompagnavano sin da piccoli e fino all’università, oggi gli stessi vengono rimpiazzati dagli ebook in primis ed in seconda istanza da concetti come l’insegnamento a distanza, l’e-learning e l’università telematica, di cui possiamo trovare qui un esempio.
Sono nomi nuovi con cui stiamo imparando a familiarizzare pian piano, ma che sono destinati a diventare “la normalità” in un futuro che non si prospetta essere più così lontano. Le università telematiche sono nate in Italia a partire dal 2003, da quando il Ministero dell’Istruzione ha promosso queste nuove forme di insegnamento come alternativa ai classici corsi erogati in presenza.
Da allora l’opportunità di insegnare e di apprendere via internet è stata fatta propria in prima istanza dagli istituti privati (ad oggi si contano circa 11 atenei privati online in Italia) ed ultimamente anche dalle università pubbliche.
Basterà quindi un Mac per farci dimenticare le alzatacce di prima mattina per prendere un posto decente in aula a lezione, un Mac per cancellare o almeno mitigare il fenomeno della pendolarità (con i costi a carico degli studenti e delle loro famiglie ad essa collegati), e basterà un Mac per guardare in streaming su Safari il nostro prof che ci spiega l’ultima lezione, o riguardarlo sempre in streaming in differita se non avremo avuto modo di seguire la lezione “live”. Così come via Mac sarà possibile accedere ai servizi di segreteria, eliminando una volta per tutte quell’abitudine, tutta italiana, di perdere ore ed ore in fila solo per richiedere un certificato.
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