La corte federale Australiana ha negato il marchio “App Store” ad Apple, la quale avrebbe usato un termine alquanto generico per indicare un servizio esclusivo e specifico.
A chiudere la questione è stato David Yates, un giudice della corte federale d’Australia, il quale ha anche multato la società di Cupertino che sarà costretta a pagare le spese legali conseguenti alla lunga causa.
La definizione del termine appartenente al marchio “App Store” è universale ed insufficientemente specifica per distinguere i servizi indicati come servizi Apple.
Apple si è sempre difesa dichiarando che il marchio “App Store” sia già conosciuto come appartenente ad essa e al servizio che offre, in quanto è l’unica ad usare tale nome per uno store di applicazioni online. Il termine debutto per la prima volta con iPhone 3G nel 2008, quando fu presentato l’esclusivo store di applicazioni di Apple, basato su iTunes, successivamente fu poi implementato su Mac. Con la versione iOS l’App Store ha da poco raggiunto il record di 7.8 milioni di download giornalieri.
La causa assomiglia un po’ a quella contro Amazon negli Stati Uniti, ma quella volta fu Apple ad accusare Amazon per l’utilizzo del termine ” App Store” in maniera impropria, ma anche in quel caso fu giudicata infondata ed Apple perse la causa.
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